Pirelli, Chem China e i partiti politici italiani

Pirelli, Chem China e i partiti politici italiani

Sono tante le industrie italiane che, nel corso degli anni, si sono mosse all’estero, per i motivi più vari, dalle tasse alla competitività che il nostro paese garantisce. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il trasferimento in Cina di Pirelli, azienda definita come vero e proprio “gioiello della rinascita milanese” e che il suo presidente Marco Tronchetti Provera ha deciso di vendere a Chem China, società chimica cinese con sede a Pechino.

Quando si tratta di imprese di così grandi dimensioni solitamente politica e sindacati mettono bocca nelle scelte aziendali, in fondo ne va del futuro di varie famiglie italiane. Che cosa hanno detto? Come è stata giudicata l’operazione dell’azienda milanese?

La politica non ha proferito parola, come se non fosse una questione nazionale, come se fosse una rassegnazione, una cosa normale che Pirelli venisse venduta ad un’azienda estera perché, in qualche modo, incapace di reggere la competizione, sempre più forte e globale.

Hanno parlato, invece, i sindacati, e non hanno risparmiato parole di critica proprio verso il Governo.

Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, si è detto preoccupato, non solo dell’operazione Pirelli – Chem China, ma proprio dell’industria italiana in generale. Egli si è chiesto “che cosa succede all’industria quando si vende solo e non si compra mai?”

Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, non è stata d’accordo relativamente al silezio di Palazzo Chigi, affermando che Confindustria e il Governo preferiscono competere sui costi, andando ad agire sui diritti e sui salari dei lavoratori, invece che cercare di farlo sull’innovazione (che sarebbe invece la strada giusta per poterlo fare).

Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, ha definito il silenzio della classe politica addirittura “impressionante”. Si è trattato di un’operazione finanziaria importante per il nostro paese, che però, agli occhi della politica, è apparsa quasi indifferente.

Insomma, non tutti hanno preso bene la decisione dell’a.d. di Pirelli Marco Tronchetti Provera di vendere la “sua” azienda a Chem China. Certo è che la scelta ha avuto il suo perché: Tronchetti Provera ha detto di aver pensato prima di tutto ai lavoratori e poi anche alla Pirelli in generale, e per questo motivo ha stretto un accordo “di ferro” con i cinesi, obbligando praticamente i nuovi proprietari del colosso milanese a non spostare, all’estero, alcune parti fondamentali di Pirelli, come quella della progettazione delle gomme.

E tu, sei dalla parte del CEO Pirelli Tronchetti Provera, oppure da quella dei sindacati? Ha fatto bene l’imprenditore milanese nella decisione che ha preso?

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